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Negli ultimi giorni vediamo tornare alla ribalta una notizia c | CORVELVA

Negli ultimi giorni vediamo tornare alla ribalta una notizia che sta destando molto stupore, ovvero che i contratti di acquisto dei vaccini Covid19, in caso di danni da effetti collaterali, prevedono che gli indennizzi ricadranno quasi esclusivamente sugli Stati.

Attenzione: questa clausola vale per TUTTI i vaccini e siamo quasi certi che sia così per tutti gli stati al mondo.
 
Vi basti pensare che negli ultimi 20 anni esiste un solo caso in cui un paziente, gravemente danneggiato da vaccino, ha portato in causa il produttore. Questo caso emblematico riguarda una donna francese che ha avanzato l’ipotesi di associazione tra vaccinazione anti-Epatite B e SLA riuscendo a motivare tale nesso in base ad una supposta non conformità del prodotto. La donna è deceduta prima di veder finire la causa, poi portata avanti dai figli ma recentemente arenata, purtroppo, al Consiglio Europeo.

In Italia l’indennizzo per danni da vaccino avviene mediante la Legge 210/1992 e possiamo assicurarvi che da molti anni è ormai lettera morta. Riuscire a farsi riconoscere un danno da vaccino dalla commissione medica ospedaliera, che ricordiamo essere una commissione composta da medici militari, è IMPOSSIBILE!
Questo porta i pazienti a dover intentare ricorso finendo poi nel magnifico sistema dei tribunali italiani. Nei casi più eclatanti, le famiglie si vedono rigettare l’indennizzo al terzo grado di giudizio, dopo 10 o 15 anni di lotte.
 
Spostandoci negli USA, vediamo come il National Childhood Vaccine Injury Act del 1986, la legge degli Stati Uniti d’America per la compensazione dei danni da vaccino, abbia visto la luce in circostanze molto interessanti. Prima del 1986 le multinazionali produttrici di vaccini erano così sovraccariche di cause per richiesta danni che fecero una sorta di “cartello”, imponendo allo Stato Federale di farsi carico degli indennizzi o avrebbero smesso di vendere al mercato americano. Ad oggi, sentite varie associazioni americane, non ci risultano cause intentate e vinte contro il produttore.
 
Tornando in Italia, ricordiamo anche che durante l'influenza pandemica H1N1, la c.d. suina, il governo Berlusconi IV aveva deciso di fornire la co-somministrazione del vaccino contro l'influenza da virus A/H1N1 assieme al vaccino dell'influenza stagionale. Si registrarono moltissimi casi di narcolessia associata alla vaccinazione e anche in quel caso il contratto di acquisto con Novartis, l’azienda produttrice, fu inizialmente tenuto “segreto” per poi riemergere, proprio come stiamo vedendo oggi, con la clausola dove il governo italiano si impegnava a risarcire eventuali danni alla salute prodotti dall'uso del vaccino, lasciando indenne Novartis…
 
Troviamo contratti identici con il costoso Tamiflu, quel magico farmaco che ci avrebbe salvato dall'aviaria, che avrebbe impedito il passaggio dell'influenza dai polli all'uomo su scala mondiale (e combattuto un'epidemia che nei grafici clinici avrebbe potuto fare 150 mila morti soltanto in Italia) ma che non servì assolutamente a niente.
 
Insomma signore e signori, ciò che apprendete oggi è semplicemente LA PRASSI quando si parla di vaccini, sia quelli che vorrebbero salvarci da pandemie mortali per l'umanità, che quelli che si somministrano di routine secondo il piano nazionale prevenzione vaccini.
 
Corvelva Staff

https://www.repubblica.it/salute/medicina/2010/01/15/news/vaccino_per_il_virus_h1n1_novartis-governo_ecco_il_contratto_segreto-5584674/