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EFFETTO GREGGE O VACCINO RESISTENZA? Se le varianti del virus | Comilva

EFFETTO GREGGE O VACCINO RESISTENZA?

Se le varianti del virus attualmente in circolazione presentano un aumentato rischio di trasmissione e sono in grado di eludere la protezione offerta dai sieri vaccinali, non si comprende come sia possibile affermare che vaccinando una alta percentuale della popolazione possa manifestarsi automaticamente l’effetto gregge.

Se i sieri anti-Covid possono conferire una protezione individuale dalla malattia sintomatica senza interrompere la diffusione dell’agente infettante, la mancata vaccinazione del soggetto implica un rischio esclusivamente a carico dello stesso, mai sulla comunità.

Se un’evoluzione naturale del virus dovrebbe condurre ragionevolmente ad una convergenza evolutiva e quindi all'adattamento del virus all'ospite, le azioni dell’uomo e in particolare l’uso di vaccini OGM, inefficaci nel raggiungere l’immunità sterilizzante, potrebbero favorire l’emergere di mutazioni che generano maggiore trasmissibilità e virulenza, eludendo una già acquisita immunità (naturale o artificiale che sia)?

Le attuali VOC (variant of concern) e VOI (variant of interest) in circolazione, varianti che destano preoccupazione e minacciano di rovesciare i “progressi fatti nell’arrestare la diffusione del virus”, possono derivare da mutazioni causate dalla pressione selettiva causata dalle vaccinazioni?

Perché non si indaga in questa direzione e non si rendono pubblici questi dati?

In un Comunicato Stampa congiunto dello scorso 8 luglio, le aziende Pfizer e BioNTech informano di due studi in corso: il richiamo di una terza dose dell'attuale vaccino BNT162b2 che si preveda possa aumentare le titolazioni anticorpali e una versione aggiornata del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 che ha come obiettivo la proteina spike completa della variante Delta.
Si legge che, considerati i dati del mondo reale rilasciati dal Ministero della Salute di Israele, una terza dose entro 6-12 mesi dal primo ciclo vaccinale possa essere necessaria.

È questo ciò che serve per sconfiggere la diffusione e la patogenicità del virus?

Alte titolazioni anticorpali, specifiche per una sequenza che nel frattempo ha subito mutazioni preoccupanti?

O nuovi sieri in un’eterna rincorsa a un virus che muta ed evolve?

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