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Un movimento politico dal basso, posto non sia infiltrato, o c | Avv. Francesco Cinquemani

Un movimento politico dal basso, posto non sia infiltrato, o che abbia sufficienti anticorpi per isolare il virus, o che non sia un contenitore sovraordinato dai padroni stessi e fabbricato in anticipo, può essere un buon cavallo di troia, per convogliare il dissenso, fomentare il malcontento, detonatore per una rabbia sociale che ha individuato l'attuale Parassita Politico come il vero nemico pubblico, nemesi storica del cittadino; la grottesca maschera pubblica dello stato imperialista delle multinazionali, in una guerra dell'alto verso il basso, mentre "destra" e "sinistra" fanno sandwich col potere.
Il movimento che lentamente ascende fagocitando elettori ormai decomposti nell'attesa messianica di un cambiamento, comporta un amaro realismo: avrà, nella migliore delle ipotesi, il margine di gioco concessogli dai signori apolidi della finanza. E, nella migliore delle ipotesi, sarà già tanto, aver qualcuno "dei nostri" nella cabina luci.
Il vero problema è la soglia di attenzione che ogni elettore, che lì ce li avrà mandati, riuscirà a tenere, il grado di controllo attivo del cittadino elettore sull'aspirante "anti-sistema" nel ventre del sistema, che di norma, o normalizza o espelle il corpo estraneo, nella matura consapevolezza che quando la rivoluzione diventa Stato, si è già conclusa. E dico questo, al netto delle migliori intenzioni, e delle specchiate persone, che pur ci sono, nell'alveo dissenziente. Ma il processo è storico e inerziale.
La rivoluzione comincia in interiore homine, e può sempre finire l'attimo prima che il primo emolumento venga intascato.

Gioele Valenti