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Si è conclusa, con due giorni di anticipo, l’operazione Pittin | A very British Channel

Si è conclusa, con due giorni di anticipo, l’operazione Pitting, la missione che ha rimpatriato il personale britannico dall’Afghanistan. L’operazione doveva protrarsi sino alla fine del mese, ma fonti dell’intelligence americana hanno riportato un rischio concreto di un nuovo attacco terroristico all’aeroporto di Kabul. Da qui la decisione britannica di chiudere prima le procedure di evacuazione.

Mentre monta la polemica sui ritardi con cui si è programmato il rientro e sulla burocrazia che ha impedito a molti potenziali rifugiati di essere evacuati, vi vogliamo parlare di una vicenda alquanto paradossale che ha per un po’ interessato i media britannici.
Negli ultimi drammatici giorni di evacuazione, mentre migliaia di persone si accalcavano all’aeroporto di Kabul nella speranza di salire su un volo e i militari britannici rimasti dovevano fare i salti mortali per organizzare le “ondate” di imbarco, significative risorse sono state impegnate per il rimpatrio di duecento fra cani e gatti del rifugio organizzato da Pen Farthing, un ex militare britannico che aveva istituito un rifugio per randagi a Kabul.
Il sottosegretario alla difesa ha raccontato di enormi pressioni dallo stesso Farthing, ben collegato nella società inglese, per organizzare il rientro degli animali per mezzo di un cargo privato. La cosa ancora più assurda è che lo staff afgano del rifugio è stato lasciato a Kabul mentre gli animali sono stati rimpatriati. Non è nemmeno affatto scontato che ora siano in salvo: c’è il rischio concreto che vengano abbattuti all’arrivo, se non saranno in salute e in possesso di tutti i vaccini necessari per entrare in territorio britannico secondo le regole doganali. Nel frattempo almeno cinquemila email mandate da deputati e organizzazioni per i diritti umani che segnalavano nomi di afgani a rischio ritorsione da parte dei talebani sono rimaste non lette nella casella di posta elettronica del ministero.

Questa storia rappresenta secondo noi bene l’approccio caotico tenuto dal governo Johnson nella gestione di questa emergenza e che è destinato a portare ad un crescendo di polemiche nei prossimi giorni, che potrebbero culminare nelle dimissioni di un altro ministro chiave del governo Johnson dopo quello della Salute.

@averybritishchannel